Intolleranza al lattosio

Posted: Aprile 4, 2016 By: Comment: 0
tazza di latte

Lo sapevi che quella al lattosio è l’intolleranza alimentare più diffusa? Nell’Europa del Sud addirittura il 70% delle persone ne è affetto, e spesso alcuni soggetti con un soglia di tollerabilità alta, passano tutta la vita senza accorgersi di soffrire di questo disturbo.

Da piccoli veniamo tutti allattati dalla mamma o con latte artificiale, eppure in qualcuno ad un certo punto emerge l’intolleranza, perché? La capacità di digerire il latte è regolata da un enzima detto lattasi, che scompone la proteina del latte in composti più semplici e facili da assimilare: il galattosio e il glucosio. Nelle persone intolleranti al lattosio la lattasi è insufficiente, per cui la proteina del latte rimane intera nell’intestino e impossibile da essere assimilata, dunque ristagna e fermenta, causando gonfiore, dolori addominali, crampi, nausea e nei casi più gravi addirittura diarrea. La lattasi è un enzima inducibile, ciò significa che il corpo regola la sua quantità in base alle abitudini alimentari: i neonati in fase di allattamento ne avranno di più, gli adulti di meno, ma dovrebbe sempre rimanerne abbastanza da permettere un’abituale assunzione di latte e derivati. Nei soggetti intolleranti la quantità di lattasi si è abbassata troppo e quindi si manifesta questo disturbo.

In questo caso di parla di intolleranza primaria. Si parla invece di intolleranza secondaria se l’intestino non è più in grado di produrre l’enzima in seguito a una malattia o per colpa di altri disturbi, per esempio celiachia, proliferazione batterica o morbo di Crohn. In casi rari l’intolleranza è anche trasmessa geneticamente.

L’intolleranza al lattosio non è grave, ma solo fastidiosa, inoltre l’intensità del disturbo varia da soggetto a soggetto. In alcuni soggetti meno gravi si può procedere per tentativi fino ad individuare la soglia “critica” al di sotto della quale latte e derivati sono tollerati dall’organismo, fino a reintrodurre gradualmente sempre maggiori quantità di questi cibi per rieducare l’intestino. Per i soggetti con intolleranza più marcata invece, è assolutamente necessario prestare molta attenzione alle etichette degli alimenti, soprattutto in relazione con quegli alimenti non sospetti, ovvero che non si pensa possano contenere lattosio: è il caso di insaccati, alcuni biscotti e merendine, cornflakes, preparati pronti per purè, per minestroni o creme di verdure, per dolci e torte, alcuni snack, margarina, alcune bevande per la prima colazione, e in alcuni casi pillole anticoncezionali e alcuni farmaci.

Parallelamente, non tutti i derivati del latte contengono la stessa quantità di lattosio:il formaggio parmigiano e il grana, così come tutti i formaggi a pasta dura stagionati, contengono una percentuale pressoché nulla di lattosio. Anche lo yogurt è spesso ben tollerato perché i fermenti agiscono dividendo la proteina del latte. Altrimenti si può ricorrere ad alternative vegetali come latte di soia, di riso o altri tipi di latte, e tofu, anche se non sono ricchi in calcio, che quindi va integrato con altri alimenti, ad esempio i legumi.

I disturbi descritti sopra, quali gonfiore, dolore addominale e nausea non sono sintomi univoci di intolleranza al lattosio, in caso di dubbio di possono comunque effettuare dei test per avere risultati certi. Il più comune è il breath test, o test del respiro. Questo test registra picchi di idrogeno nel respiro. Poiché la fermentazione dello zucchero produce idrogeno, questo viene riassorbito dalle pareti intestinali ed eliminato con il respiro. Una concentrazione anomala di idrogeno è un indicatore attendibile di intolleranza al lattosio. Un secondo test è misurare l’aumento del glucosio nel sangue. In caso di corretta digestione della proteina del latte il livello di zucchero nel sangue deve aumentare, in caso contrario potremmo trovarci di fronte a un’intolleranza al lattosio.

A.T. per Medika